MODELLI FAMILIARI
MODELLI FAMILIARI
Ogni famiglia ha propri modelli familiari, ossia proprie modalità di interagire e comunicare. I genitori, fin dalla nascita del primo figlio, stabiliscono un modello di interazione con lui che può persistere per tutta la crescita o modificarsi nel corso del tempo.
Alla fine degli anni ’90, il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, fondato dal professor Giorgio Nardone, ha rilevato, attraverso la metodologia di ricerca- intervento, che vi sono specifiche forme di organizzazione e funzionamento delle famiglie italiane: i cosiddetti modelli familiari.
Ogni modello familiare non è patologico di per sé; piuttosto è solo una modalità di gestione della comunicazione e delle relazioni familiari. E’ un sistema governato da regole e l’adozione di queste norme, implicite ed esplicite, organizza le interazioni familiari in modo da conservare la stabilità. Finché i membri della famiglia riescono ad essere flessibili nelle loro interazioni relazionali e quindi riescono a modificare il loro modo di relazionarsi in base alla situazione, il modello familiare risulta essere sano, poiché il sistema familiare riesce a passare da momenti di stabilità a momenti di crisi a creazione di un nuovo equilibrio.
Un sistema familiare diventa invece patologico nel momento in cui si irrigidisce, ossia quando vengono ripetuti in modo rigido messaggi comunicativi e stili relazionali, producendo un modello di interazione disfunzionale. Quando viene a mancare la flessibilità nelle interazioni, quando la famiglia non riesce ad evolversi in un nuovo equilibrio a seguito di una crisi, si struttura un modello familiare patologico che genera problemi.
I SEI MODELLI FAMILIARI
1. IL MODELLO IPERPROTETTIVO
Gli adulti cercano di rendere la vita del figlio meno complicata possibile, fino ad arrivare a sostituirsi a lui, ad agire al posto suo per eliminare tutte le difficoltà che potrebbe incontrare.
Le parole chiave sono protezione, accoglienza, amore, controllo del figlio attraverso domande per prevenire possibili difficoltà.
I figli sono sempre meno chiamati a render conto delle proprie azioni, pretendono l’aiuto dei genitori e reagendo con aggressività quando i propri bisogni e desideri non sono immediatamente soddisfatti. Qualora i figli sfuggano al controllo genitoriale, molto probabilmente, si troverebbero davanti a musi lunghi del padre e della madre o silenzi o dolci rimproveri che innescano sensi di colpa.
La relazione che si genera è basata su una posizione genitoriale di tipo one-up (superiorità) e one-down(inferiorità) per i figli. I tentativi del figlio di prendere iniziativa vengono scoraggiati dai genitori.
Il motto familiare è: “Dicci cosa ti manca e te lo procureremo noi perché ti amiamo”. Se apparentemente può sembrare un messaggio d’amore, implicitamente nasconde un messaggio squalificante: facciamo tutto per te perché da solo non ce la faresti. I figli, sostenuti dall’eccessiva protezione genitoriale, crescono con mancanza di fiducia nelle proprie capacità poiché è solo l’esperienza concreta e il superamento di ostacoli e difficoltà che permette di sviluppare fiducia in se stessi. Inoltre, spesso i figli crescendo, si trovano in difficoltà a uscire dal contesto familiare perché si sentono in debito di riconoscenza verso i genitori.
PROBLEMI
I problemi dei figli che spesso emergono se alla base vi è un modello familiare iperprotettivo sono: insicurezza, sfiducia nelle proprie capacità, difficoltà scolastiche, disturbi d’ansia, difficoltà relazionali, incapacità ad assumersi responsabilità, scoraggiamento alla prima difficoltà, dipendenza dal contesto familiare, disturbi alimentari.
SOLUZIONE
La soluzione prevede la messa in atto da parte dei genitori di minimi cambiamenti nelle modalità di interazione e comunicazione con il figlio che portano a trasformare un modello relazionale disfunzionale in uno funzionale.
2. IL MODELLO DEMOCRATICO- PERMISSIVO
In questo modello regna l’assenza di gerarchie, la parità tra i membri. La famiglia è improntata sul dialogo, sul consenso. Le cose vanno accettate, non imposte. Le regole vanno concordate. Non vengono inflitte punizioni, ma piuttosto si cerca di ragionare insieme. Tutto questo per mantenere un clima di pace e armonia, evitando ogni tipo di conflitto. Genitori e figli sono amici.
I genitori per evitare il conflitto si arrendono alle richieste del figlio e lui cresce consapevole che per ottenere qualcosa basta diventare prepotente e fare i capricci. Adottando questa modalità di interazione, il genitore appare debole agli occhi del figlio e, invece di rivestire un ruolo di guida e di supporto stabile, diventa un amico al quale il figlio non si rivolge nei momenti di crisi poiché non lo ritiene in grado. Si viene a creare confusione nella distinzione di ruoli e mancanza di credibilità nei genitori che non vengono visti come un punto di riferimento.
Inoltre, i figli crescono con l’illusione di essere ciò che in realtà non sono e di poter ottenere tutto ciò che vogliono, ma presto arriveranno a scontrarsi con la realtà e crolleranno di fronte alle prime difficoltà.
PROBLEMI
I problemi che possono emergere nel modello democratico- permissivo sono: l’emergere di comportamenti devianti, di comportamenti impulsivi, di azioni trasgressive come il consumo di alcool e droghe, difficoltà scolastiche.
SOLUZIONE
La soluzione prevede la messa in atto da parte dei genitori di un nuovo modello di interazione, nel quale vengano definiti in modo chiaro i ruoli di genitore e figlio e il rispetto di alcune regole fondamentali.
3. IL MODELLO SACRIFICANTE
Il sacrificio è il comportamento dominante. I genitori si sentono in dovere di sacrificare se stessi e i propri desideri per favorire il piacere e la soddisfazione dei figli. I figli, dall’altra parte, sono immuni da qualunque obbligo o dovere. I genitori credono che il piacere più grande sia appagare i figli sacrificandosi e tendono a criticare altri genitori che ricercano il proprio piacere, “trascurando” i figli. Danno senza che venga fatta loro alcuna richiesta dai figli con l’aspettativa non esplicita che un giorno li ricompenseranno di tutte le rinunce che stanno facendo, raggiungendo il successo nella vita o ottenendo ciò che loro non sono riusciti a conquistare.
I figli crescono con un senso di colpa latente per aver impedito ai genitori di vivere una vita piacevole e spesso si vergognano dei loro genitori squalificandoli. L’altruismo genitoriale è infatti un altruismo insano, poiché è un dare senza che venga chiesto e chi si sacrifica, anche se apparentemente sembra senza pretese, in realtà con le sue rinunce, fa sentire in debito l’altro.
PROBLEMI
I problemi che emergono nei giovani sono di tre tipologie:
- Il ragazzo non essendo abituato a difficoltà e frustrazioni, al primo ostacolo nel mondo esterno, si sente perso e rientra in famiglia, rifiutando i contatti sociali e manifestando patologie fobiche, alimentari o addirittura psicotiche;
- Anche se sperimenta grandi difficoltà di inserimento, il ragazzo fa di tutto per non rientrare nel nucleo familiare. Può pertanto, cercare di conformarsi a modelli sociali negativi o gruppi come baby- gang e può diventare violento nei confronti dei genitori;
- Il giovane adotta pienamente il modello sacrificante della famiglia, mettendo in atto sacrifici e rinunce per raggiungere gli obiettivi, con il rischio di sperimentare l’insuccesso e sviluppare problematiche di tipo depressivo e alimentare.
SOLUZIONE
La soluzione consiste nel richiedere al genitore un ulteriore sacrificio per il benessere del figlio: evitare di sacrificarsi e di prodigarsi per lui. In questo modo si libera il figlio dal ruolo di chi deve soddisfare le aspettative genitoriali affidando a lui la piena responsabilità di se stesso e della propria realizzazione.
4. IL MODELLO INTERMITTENTE
La caratteristica principale è l’ambivalenza. Le posizioni dei genitori cambiano costantemente: a volte sono rigidi, a volte morbidi, a volte squalificano il figlio, altre lo valorizzano. In tal modo, vengono inviati messaggi contraddittori che creano confusione. Le decisioni non vengono mantenute, poiché c’è la fretta di vedere i risultati e soprattutto c’è il dubbio che la strategia utilizzata non sia corretta. Ad esempio, prima cercano di intervenire con ragionevolezza, poi assumono atteggiamenti punitivi, poi per paura concedono tutto. I figli crescono senza punti di riferimento e basi sicure.
PROBLEMA
I problemi che comporta la rigidità di tale modello è la creazione di giovani instabili e incapaci di assumere responsabilità.
SOLUZIONE
La soluzione consiste nell’individuare la strategia più idonea per lo specifico problema e mantenere la rotta intrapresa, senza oscillare da una posizione a un’altra.
5. IL MODELLO DELEGANTE
I genitori delegano alla famiglia allargata, ossia la famiglia di origine, le loro responsabilità verso i figli. Al timone di tutto solitamente vi è la suocera/madre, che organizza ogni cosa e si prende cura dei nipoti. Il figlio si trova a crescere tra più generazioni, con tre o quattro genitori e ognuno vorrà essere il prediletto per lui. Viene a crearsi competizione tra le generazioni. In questo modo, ben presto, il giovane comprende che la miglior strategia per ottenere ciò che desidera è cercare di volta in volta chi gli dice di sì. Spesso, infatti, ciò che viene vietato dai genitori, viene sostenuto dai nonni e viceversa.
PROBLEMI
I problemi che ne conseguono sono che i figli non vedono né nei genitori né nei nonni dei punti di riferimento. Crescono con l’abilità a manipolare le relazioni a proprio vantaggio ma senza la capacità di gestire i rapporti interpersonali in modo stabile. Inoltre, non avendo come modelli familiari genitori autonomi ed emancipati, spesso sviluppano dipendenza relazionale o si mettono in situazioni rischiose.
SOLUZIONE
La soluzione consiste nel ristabilire i ruoli e far assumere ad ogni componente familiare la propria responsabilità.
6. IL MODELLO AUTORITARIO
Un genitore (solitamente il padre) o entrambi esercitano potere sui figli. Come trenta o quaranta anni fa, c’è il padre- padrone e la madre è schiava del marito. L’ordine, la disciplina, il controllo dei propri desideri è alla base di questo modello familiare. I figli devono obbedire a ciò che è imposto. L’atmosfera familiare è tesa quando “l’autorità” è presente, mentre vi è un clima più rilassato senza di lei. La madre solitamente ha il ruolo di mediatrice tra marito e figli, anche se a volte può diventare vittima se si schiera dalla parte dei figli, perché il marito sentendosi tradito, l’aggredisce.
PROBLEMI
I problemi che ne conseguono sono che in queste famiglie i figli o si ribellano, provocando spesso comportamenti violenti da parte del padre e abbandonando presto il tetto familiare, oppure si sottomettono sviluppando frustrazione e incapacità a opporsi.
L’intervento terapeutico solitamente è richiesto o dalla madre o dal figlio.
SOLUZIONE
La soluzione prevede aiutare il figlio ad emanciparsi dai propri genitori cercando di trovare un equilibrio tra ribellione e sottomissione. Solitamente l’intervento più efficace è quello di opporre morbidezza alla durezza, per perseguire i propri obiettivi personali e promuovere un cambiamento nelle modalità di interazione familiare.
E’ importante ricordare che i modelli familiari qui descritti non sono disfunzionali di per sé, ma lo diventano se si irrigidiscono. Infatti, un sistema familiare funzionale è flessibile, riesce ad adattarsi al cambiamento, è pronto a costruire un nuovo equilibrio e non rimane rigido nella sua posizione.
BIBLIOGRAFIA
Nardone, G. (2012). Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Milano, Ponte alle Grazie.
Nardone, G., Giannotti, R., Rocchi, R. (2007). Modelli di famiglia. Milano, TEA Pratica.
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