Quando l’ossessione diventa compulsione
By: Marta Tosti
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Quando l’ossessione diventa compulsione
“- HO CHIUSO L’AUTO? – HO SPENTO IL GAS? – OGGI METTO QUEL MAGLIONE AFFINCHE’ LA PROVA VADA BENE!”
Ognuno di noi, almeno una volta, si è fatto queste domande o ha utilizzato tali affermazioni e si è trovato, suo malgrado, a dover tornare a controllare se quelle cose fossero state eseguite o a eseguirle veramente perché il pensiero era troppo ansiogeno.
Questa è una cosa che capita spesso a molte persone e ovviamente non è patologico.
Ma immaginiamo una persona che DEVE tornare a controllare più e più volte, ogni volta che un dubbio di tal genere la assale, perché la paura di non averlo eseguito non la lascia vivere, non la lascia uscire e le fa perdere molto tempo. Oppure una persona che non svolge una prova se non vengono eseguiti prima tutti una serie di rituali che dilatano i tempi e che, se mancano, si lascia travolgere dal panico: qui siamo di fronte al disturbo ossessivo-compulsivo.
Quando diventa invalidante e ostacola la vita, poiché la persona non riesce più a pensare ad altro e soprattutto non riesce a fare meno di mettere in atto rituali che plachino l’ansia generata dall’ossessione, siamo di fronte ad una patologia che deve essere trattata.
Il disturbo ossessivo-compulsivo è una patologia complessa e molto invalidante per l’individuo che ne soffre.
Oggigiorno si sta sempre più diffondendo poiché nella nostra realtà socio-culturale c’è sempre più l’esigenza di tenere tutto sotto controllo, di evitare ogni possibile errore, di prevenire ogni possibile catastrofe, di adeguarsi al mondo in modo perfetto e impeccabile.
Questo genera inevitabilmente individui che, per evitare ogni imperfezione, ogni fallimento e controllare ogni aspetto del mondo circostante, tendono a mettere in atto azioni compulsive.
Inoltre, i rituali che vengono messi in atto sono presenti in molte persone perché inizialmente partono da qualcosa che è ragionevole (controllare di spegnere il gas è logico se si pensa che è un modo per prevenire una pericolosa fuga di gas).
Nel disturbo ossessivo-compulsivo, la tentata soluzione disfunzionale principale (il rituale) che l’individuo mette in atto per placare la propria paura, invece di essere fallimentare nella risoluzione del disagio che vive (la paura), funziona talmente bene che la persona non riesce più a farne a meno. Ma è proprio il non riuscire più a farne a meno che diventa il problema. E’ il controllo ben riuscito attraverso il rituale che diventa patologia.
Le tentate soluzioni disfunzionali tipiche del disturbo ossessivo –compulsivo, che mantengono il problema anziché risolverlo sono:
- La messa in atto del rituale, che è la tentata soluzione più caratterizzante della patologia ossessivo – compulsiva. Il rituale è una sequenza di atti che deve iniziare ed essere conclusa seguendo una rigorosa procedura. Può essere una sequenza di azioni o una sequenza di pensiero.
La sequenza ritualizzata di azioni inizialmente aiuta perché permette di combattere la paura, ma nel suo ripetersi, rende la persona incapace di violarla e perciò incapace di farne a meno, divenendo schiava della compulsione;
- L’evitamento, che consente di alleviare momentaneamente la paura, ma che conferma, allo stesso tempo, la pericolosità della situazione evitata;
- La richiesta di aiuto e rassicurazione.
Se in un primo momento fa sentire la persona protetta, successivamente conferma la sua incapacità a gestire autonomamente la situazione.
La patologia ossessivo – compulsiva, oltre ad essere molto invalidante, è molto difficile da gestire e da scalfire. La buona notizia è che però può essere trattata con ottimi risultati e può essere estirpato alla radice quel male psicologico così disturbante che è la compulsione.
“Ognuno costruisce la realtà che poi subisce” (A. Salvini)
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